La Via Romantica sulle orme di D.H. Lawrence in Valle di Comino: Un Viaggio nel Tempo

La Via Romantica sulle orme di D.H. Lawrence in Valle di Comino: Un Viaggio nel Tempo

Non molti sanno che, nel suo peregrinare per il mondo, lo scrittore inglese D.H. Lawrence, icona della letteratura del XX secolo e famoso per la sua opera “Amante di Lady Chatterley”, si ritrovò immerso nella bellezza incontaminata della Valle di Comino, in quella che è stata poi definita “La Via Romantica”

Un soggiorno breve, ma intenso, nonostante il tempo invernale (Lawrence restò in Valle di Comino tra il dicembre 1919 e il gennaio 1920), che portò lo scrittore ad conoscere la semplice vita contadina di Picinisco, ma anche a visitare Atina, con il suo allegro e variopinto mercato settimanale, e Villa Latina.

«Il villaggio era meraviglioso, costruito sul ciglio d’una altura nel mezzo dell’ampia vallata. Sotto la strada maestra si stendeva la valle con le sue colline accavallate e i due fiumi chiusi tra le pareti delle montagne in uno spazio abbastanza ampio e tuttavia prigionieri. La neve luccicava al sole. Ma le cavità più profonde erano scure»: così nelle pagine del suo romanzo, “La Ragazza Perduta” (The Lost Girl), Picinisco, trasformato in Pescocalascio, appare agli occhi della protagonista, e non è difficile immaginare lo stesso scrittore ammirare la vista dalla piazza panoramica del borgo, una terrazza sulla Valle di Comino, che tuttavia gli appare così rurale, un mondo quasi mitico, dove la natura e persino gli uomini hanno mantenuto un non so che di selvaggio  e brigantesco, che non di meno lo affascina e che lo ispirerà a completare quel romanzo iniziato anni prima.

Già nella lettera all’amica Rosalind Bayne Lawrence aveva tratteggiato i luoghi visitati e le sue impressioni: «Si tratta di luoghi incredibilmente primitivi. Attraversi il grande letto di pietra di un fiume, poi, su una tavola, un fiume ghiacciato, quindi scali sentieri impraticabili, mentre l’asino arranca dietro con il tuo bagaglio» (Lettera a Rosalind Baynes del 16 dicembre 1919).

Luoghi che diventeranno lo scenario ideale per la sua storia, a cavallo tra romanticismo e realismo, dove tutto ciò che lo circonda assume nuova vita attraverso la sua penna, immortalato su quelle pagine in cui ritroviamo volti, tradizioni e storia di questo angolo del Lazio, all’epoca ancora Alta Terra di Lavoro e territorio della Provincia di Caserta.

«Il villaggio era meraviglioso, costruito sul ciglio d’una altura nel mezzo dell’ampia vallata. Sotto la strada maestra si stendeva la valle con le sue colline accavallate e i due fiumi chiusi tra le pareti delle montagne in uno spazio abbastanza ampio e tuttavia prigionieri. La neve luccicava al sole. Ma le cavità più profonde erano scure»: così nelle pagine del suo romanzo, “La Ragazza Perduta” (The Lost Girl), Picinisco, trasformato in Pescocalascio, appare agli occhi della protagonista, e non è difficile immaginare lo stesso scrittore ammirare la vista dalla piazza panoramica del borgo, una terrazza sulla Valle di Comino, che tuttavia gli appare così rurale, un mondo quasi mitico, dove la natura e persino gli uomini hanno mantenuto un non so che di selvaggio  e brigantesco, che non di meno lo affascina e che lo ispirerà a completare quel romanzo iniziato anni prima.

Già nella lettera all’amica Rosalind Bayne Lawrence aveva tratteggiato i luoghi visitati e le sue impressioni: «Si tratta di luoghi incredibilmente primitivi. Attraversi il grande letto di pietra di un fiume, poi, su una tavola, un fiume ghiacciato, quindi scali sentieri impraticabili, mentre l’asino arranca dietro con il tuo bagaglio» (Lettera a Rosalind Baynes del 16 dicembre 1919).

Luoghi che diventeranno lo scenario ideale per la sua storia, a cavallo tra romanticismo e realismo, dove tutto ciò che lo circonda assume nuova vita attraverso la sua penna, immortalato su quelle pagine in cui ritroviamo volti, tradizioni e storia di questo angolo del Lazio, all’epoca ancora Alta Terra di Lavoro e territorio della Provincia di Caserta.

Seguire le sue tracce offre un’esperienza emozionante per scoprire i luoghi da lui visitati e che, in alcuni casi, poco hanno cambiato nel loro aspetto a cento anni di distanza. 

A partire dalla villa che lo ospitò, restaurata e trasformata in una casa-museo (Video – Casa Lawrence | Credit: Alessandro Zaccaro) e dove la tradizione gastronomica e culturale locale viene celebrata. Si tratta di “Casa Lawrence”, dal nome del suo illustre ospite, oggi un agriturismo gestito dalla famiglia Pacitti che da generazioni produce il famoso formaggio Pecorino di Picinisco DOP, un’eccellenza locale frutto del lavoro dei pastori che da secoli curano e allevano le greggi in Valle di Comino. 

Risalente alla fine dell’800 e costruita per volere di Orazio Cervi, l’italiano che ospitò Lawrence e sua moglie Frida, si potrebbe dire che questo grazioso edificio di ispirazione anglosassone custodisca tra le sue mura non solo la storia del soggiorno dello scrittore inglese ma un po’ quella che ha accomunato gli abitanti di questo piccolo angolo di paradiso nascosto tra le montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Cervi faceva parte infatti di quella schiera di emigrati che avevano lasciato il proprio Paese per cercare maggiore fortuna all’estero, alcuni dei quali poi ritornati in patria. 

Un luogo che offre un’atmosfera suggestiva, autentica, con gli ambienti riprodotti come lo stesso scrittore li descrive nelle proprie pagine, uno spartano casolare di inizio Novecento, dove oggi gustare i sapori della tradizione locale o visitare il laboratorio dove vengono i prodotti i formaggi, ineabriandosi dell’odore che aleggia e richiama l’arte antica dei pastori.

Seguire le sue tracce offre un’esperienza emozionante per scoprire i luoghi da lui visitati e che, in alcuni casi, poco hanno cambiato nel loro aspetto a cento anni di distanza. 

A partire dalla villa che lo ospitò, restaurata e trasformata in una casa-museo (Video – Casa Lawrence | Credit: Alessandro Zaccaro) e dove la tradizione gastronomica e culturale locale viene celebrata. Si tratta di “Casa Lawrence”, dal nome del suo illustre ospite, oggi un agriturismo gestito dalla famiglia Pacitti che da generazioni produce il famoso formaggio Pecorino di Picinisco DOP, un’eccellenza locale frutto del lavoro dei pastori che da secoli curano e allevano le greggi in Valle di Comino. 

Risalente alla fine dell’800 e costruita per volere di Orazio Cervi, l’italiano che ospitò Lawrence e sua moglie Frida, si potrebbe dire che questo grazioso edificio di ispirazione anglosassone custodisca tra le sue mura non solo la storia del soggiorno dello scrittore inglese ma un po’ quella che ha accomunato gli abitanti di questo piccolo angolo di paradiso nascosto tra le montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Cervi faceva parte infatti di quella schiera di emigrati che avevano lasciato il proprio Paese per cercare maggiore fortuna all’estero, alcuni dei quali poi ritornati in patria. 

Un luogo che offre un’atmosfera suggestiva, autentica, con gli ambienti riprodotti come lo stesso scrittore li descrive nelle proprie pagine, uno spartano casolare di inizio Novecento, dove oggi gustare i sapori della tradizione locale o visitare il laboratorio dove vengono i prodotti i formaggi, ineabriandosi dell’odore che aleggia e richiama l’arte antica dei pastori.

«La casa è composta al piano terreno da una cucina che sembra una spelonca; 

gli altri vani sono una cantina per il vino, un locale per il grano ed un altro locale ancora; 

al piano di sopra ci sono tre camere, ed un piccolo granaio per le pannocchie di granturco»

Lawrence si trovò in Valle di Comino proprio nel periodo natalizio, quando tradizione vuole che gli zampognari visitino i borghi, con zampogne e organetti, per portare con i loro canti e musiche la “buona novella” del Natale: «Al momento c’è un gran trambusto di cornamuse sotto la finestra, una specie di ballata selvaggia ululata, assolutamente astrusa: è la serenata di Natale. Adesso ci sarà tutti i giorni, fino a Natale» (Lettera a Rosalind Baynes del 16 dicembre 1919). 

Un mondo a tratti ancestrale, dove le montagne intorno, come giganti, si stagliano a guardia di un tempo rimasto quasi immobile. È quello che osserva, quando, descrivendo nel suo romanzo il mercato di Ossona, quasi sicuramente ispirato da quello del borgo di Atina che aveva avuto modo di visitare, scrive: «Nella luce dell’alba le montagne erano meravigliose, color verde cupo e malva e rosa, e il terreno duro di gelo risonava sotto i passi. […] In cima al passo, nel mezzo dell’antica cittadina, il mercato era bello, in quella gelida mattina soleggiata. Tra gli alberelli nudi che rizzavano sulla radura, alta sopra la valle profonda, stavano sparsi i buoi, le mucche, le pecore, i maiali, le capre, alcuni in piedi, altri sdraiati. Qualcuno aveva acceso grandi fuochi di sterpi, e gli uomini vi si affollavano intorno per sfuggire alla fredda aria azzurrina. I somari carichi venivano alleggeriti delle verdure, dai minuscoli carretti usciva ogni specie di merce, stivali, pentole, utensili di stagno, cappelli, dolciumi e mucchi di grano, fagioli e sementi. Alle otto di quel mattino di dicembre il mercato era nel suo pieno fervore, e vi era una gran folla di robusti montanari, tutti contadini e quasi tutti in costume, con cappelli e acconciature d’ogni foggia» (La Ragazza Perduta).

Lawrence si trovò in Valle di Comino proprio nel periodo natalizio, quando tradizione vuole che gli zampognari visitino i borghi, con zampogne e organetti, per portare con i loro canti e musiche la “buona novella” del Natale: «Al momento c’è un gran trambusto di cornamuse sotto la finestra, una specie di ballata selvaggia ululata, assolutamente astrusa: è la serenata di Natale. Adesso ci sarà tutti i giorni, fino a Natale» (Lettera a Rosalind Baynes del 16 dicembre 1919). 

Un mondo a tratti ancestrale, dove le montagne intorno, come giganti, si stagliano a guardia di un tempo rimasto quasi immobile. È quello che osserva, quando, descrivendo nel suo romanzo il mercato di Ossona, quasi sicuramente ispirato da quello del borgo di Atina che aveva avuto modo di visitare, scrive: «Nella luce dell’alba le montagne erano meravigliose, color verde cupo e malva e rosa, e il terreno duro di gelo risonava sotto i passi. […] In cima al passo, nel mezzo dell’antica cittadina, il mercato era bello, in quella gelida mattina soleggiata. Tra gli alberelli nudi che rizzavano sulla radura, alta sopra la valle profonda, stavano sparsi i buoi, le mucche, le pecore, i maiali, le capre, alcuni in piedi, altri sdraiati. Qualcuno aveva acceso grandi fuochi di sterpi, e gli uomini vi si affollavano intorno per sfuggire alla fredda aria azzurrina. I somari carichi venivano alleggeriti delle verdure, dai minuscoli carretti usciva ogni specie di merce, stivali, pentole, utensili di stagno, cappelli, dolciumi e mucchi di grano, fagioli e sementi. Alle otto di quel mattino di dicembre il mercato era nel suo pieno fervore, e vi era una gran folla di robusti montanari, tutti contadini e quasi tutti in costume, con cappelli e acconciature d’ogni foggia» (La Ragazza Perduta).

I locali con i loro abiti tipici diventano anch’essi protagonisti del romanzo, davanti agli occhi di Alvina, la giovane inglese di buona famiglia che per amore aveva seguito il suo amato italiano al paese natale di quest’ultimo: «Da tutte le strade scendevano a frotte i contadini diretti al mercato, le donne coi loro abiti migliori, alcuni di seta grossa e pesante, i corpetti dalle maniche bianche arricciate, le gonne verdi, lavanda, rosso scuro, e i fazzoletti variopinti in capo; gli uomini ravvolti nei mantelli, silenziosamente calzati con sandali di pelle dalla punta sottile; e asinelli carichi, carri pieni di gente, una mucca ritardataria» (La Ragazza Perduta).

Sembra di poterla immaginare ancora oggi  la scena, quando nella piccola città di Saturno i colori degli abiti tradizionali animano le strade e la piazza in occasione del Festival Internazionale del Foklore. 

Rileggere le pagine di quest’opera permette di rivivere le emozioni di Lawrence di fronte alla bellezza e alla storia di questi borghi che sono immersi in scenari paesaggistici senza eguali. 

Una “Via Romantica” da percorrere sulle orme di un grande scrittore del Novecento, che dipinge con le parole l’autenticità della Valle di Comino, con Alvina che ammira e impara ad amare una terra che ancora oggi ha il sapore di cento anni fa. 

Bibliografia

Lawrence D. H., La ragazza perduta, Oscar Mondadori, Milano 1980

Letter from D.H. Lawrence, presso Orazio Cervi, Picinisco, Prov. di Caserta, Italy to Rosalind Baynes; 16 Dec. 1919, University of Nottingham

Da ‘Pescolocascio’… a Montecassino con David Herbert Lawrence, C. Jadecola, da Studi Cassinati, anno 2017, n. 4

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